C’è stato un momento glorioso nella storia recente della moda in cui sono stati i grandi marchi a farla da padrone. Nomi illustri che tutti conosciamo, re e regine dei red carpet e delle passerelle dei più ambiti e noti eventi di moda.
Ma il futuro ci riserva grandi cambiamenti.
Il mondo del fashion si è evoluto notevolmente negli ultimi anni, in direzioni inaspettate, che vedono allargarsi sempre più il divario tra i grandi marchi di alta moda e i consumatori.
Vediamo perché e proviamo ad immaginare insieme un futuro del fashion meno oligarchico e più democratico, all’insegna della possibilità di scelta e della libertà di espressione.
Dalle passerelle alla strada. Evoluzione del fashion
Il rapporto tra l’alta moda e il pret-à-porter è sempre stato altalenante, caratterizzato dall’alternanza tra fasi diverse.
Gli anni Novanta, in particolare, hanno rappresentato un ritorno al lusso.
Fasto, magnificenza ed eccessi tornano ad essere un must, sia sulle passerelle che fuori, dove si prova a riprodurre quello stile estroso, fatto di lustrini, paillettes e dettagli esagerati visti addosso alle star del jet-set, anche nell’abbigliamento quotidiano.
Trent’anni dopo, assistiamo a quella che verrà ricordata come una nuova era del fashion.
Oggi la moda scende giù dal piedistallo, esce dalle passerelle e si fa in strada, tra la gente comune, dove impara ad osare non con l’ostentazione del lusso, ma rompendo gli schemi preimpostati di un bello sfavillante e inaccessibile a cui ci aveva abituato la visione - e il potere - di pochi eletti.
Una rottura che, lungi dall’essere provocatoria, si basa su altri valori: il laissez-vivre, la costante ricerca e sperimentazione, con l’obiettivo di costruire un contesto in cui a ciascuno è concesso, democraticamente, il diritto di esprimersi. La moda smette di essere per pochi, e diventa per tutti - colorando di una ulteriore sfumatura il concetto di pret-à-porter.
The Millenials Gap. Le esigenze dei nuovi consumatori
Il merito è anche dei Millenials e della Gen Z, che hanno sostituito il “bello” come perfezione irraggiungibile a cui ispirare con un’idea di bello (e di lusso) accessibile ed essenziale.
All’estetica del quotidiano, fortemente radicata in queste nuove generazioni, si affianca il desiderio non tanto di stupire, ma di creare dei look alternativi quasi su misura, che fanno di unicità e autenticità del singolo i loro nuovi valori di riferimento.
Anche l’esigenza, prima fortemente sentita, di omologarsi identificandosi con un logo, viene a cadere in favore di una identità estetica molto più personale, fluida, basata su una ricerca individuale e per questo molto meno influenzata dalla massa - e dai diktat della moda.
E non sempre i grandi marchi riescono a stare al passo coi tempi e a rispondere ai bisogni di questa nuova fetta di consumatori.
Il nuovo lusso è quello dei brand di nicchia
Spesso l’alta moda resta indietro rispetto a brand emergenti, più giovani e meno strutturati, che riescono ad intercettare e soddisfare immediatamente nuove tendenze e bisogni del pubblico.
In seno a questo filone nascono e crescono nuovi marchi che fanno della sostenibilità, dell’estetica genderless e dell’essenzialità il vessillo estetico delle loro collezioni.
Ne sono un esempio marchi che fanno del loro core una nuova estetica spartana che si rifà all’uniform trend, come Cmmn Swdn e Uniform Bridge, o ancora le proposte futuristiche di 3paradis, Misbhv e 1017 Alyx 9sm. Per finire con le positive vibes delle sneakers Eytys e Axel Arigato, che prospettano un futuro della moda sempre più essenziale , che tuttavia non rinuncia a fare sfoggio della propria personalità attraverso scelte sempre più consapevoli e coraggiose.
Tutto questo in netto contrasto con le prime linee della moda, che tentano disperatamente di restare ancorate all’estetica dell’eccesso, cercando di stupire più che vestire, di provocare, esasperare e portare all’estremo dei concept ormai spremuti fino al midollo - il recente red carpet del Met Gala 2022 ne è un esempio tangibile.
Quando invece, in un mondo pieno di gente che grida e cerca di imporre la sua visione, forse per fare la differenza bisognerebbe abbassare i toni, imparare a sussurrare, a parlare sottovoce, come stanno facendo molti brand che, senza clamore e a testa china, stanno lentamente conquistando il mercato.
Gli stessi brand che Strike si impegna a ricercare scrupolosamente per offrire ai suoi clienti una selezione quanto più variegata possibile, che rispetti e valorizzi differenze e alterità, per incontrare le aspettative di un consumatore sempre più più informato, consapevole di se stesso e del mondo, eticamente - prima ancora che esteticamente - coinvolto. In ultima analisi, sempre più unico.